L’AMORE ALL’IMPROVVISO-Sesta Parte

L’AMORE ALL’IMPROVVISO-Sesta Parte

Quella mattina, quando era scesa, Cris, l’aspettava a braccia conserte, appoggiato alla macchina. Quando la vide, s’illuminò in viso e allargò le braccia, lei ci si rifugiò dentro, lasciandosi avvolgere dal suo abbraccio caldo, e poi si scambiarono un bacio infuocato. Durante, il tragitto, parlarono ancora del gruppo, lui le raccontò altre storie, sui ragazzi dicendole anche che Cam, avrebbe voluto il suo numero. Lei aveva detto che non c’erano problemi, ma nello stesso tempo, si era chiesta quando avessero avuto modo di parlare Cam e Cris, ma ormai non era più gelosa. Prima di farla scendere dall’auto, lui le aveva dato un bacio veloce. E lei era stata felice.

Poi era cominciata la scuola, e la giornata era diventata un inferno. I suoi compagni di classe, la prendevano in giro, ancora per quella stupida storia, e tendevano ad isolarla. Anche i professori, lanciavano battutine sugli amori non corrisposti, e altre sciocchezze. E non capivano il male che le facevano. Concentrarsi sullo studio, era stata una lotta, senza contare che alla seconda ora, l’avevano anche interrogata…un’interrogazione a sorpresa, che certo aveva superato, ma che in fondo le aveva dato molto fastidio. E purtroppo era solo a metà. L’intervallo era cominciato, e lei se ne stava in cortile, sola. Chissà cosa stava facendo Cris. Le mancava terribilmente, era sempre così calmo, sicuro. È vero era anche un po’ ombroso, ma lui c’era. Aveva bisogno di lui..dei suoi abbracci. Di specchiarsi in quei suoi occhi così chiari, e profondi…ma doveva accontentarsi di guardare il suo nuovo sfondo…la rosa che lui le aveva mandato. Ormai lo conosceva da quasi una settimana, e già aveva stravolto il suo mondo.

«Che fai? È così interessante il tuo sfondo?» La voce di Cat, era sarcastica.

«Scusa. Ieri non mi sono fatta sentire.»

«Ma, no figurati! Ero solo preoccupata! Ma tu hai di meglio ora no?»

«No. È vero che ieri ho passato la giornata coi ragazzi…e mi sono dimenticata di chiamarti…ma, tu sei la mia migliore amica.»

«Cos’è questa storia? I ragazzi, chi? Non mi sembra che tu hai tutti questi amici.»

«Fino ad ieri, era così. Sono gli amici di Cris…dovrei presentarteli!»

«Mha…gli hai conosciuti ieri, e gli chiami amici? Come fai a non capire, che non funziona così? Guarda quegli idioti della tua classe, li conosci da più di un anno, qualcuno, anche da prima, e vedi cosa ti hanno fatto.»

«Sai, Cat, sono molto diversi da quello che pensi…»

«Senti tu sei una persona favolosa, ti conosco da sempre, ma come puoi essere certa che non ti ridano dietro le spalle?» Sì, Cat aveva ragione, ma sapeva che non era così. Cam, Giò e Al, mettevano paura, ma erano dei tipi ok, lo sentiva, così come sentiva che l’avevano accetta, se non altro perché stava con Cris.

«Lo so e basta. Altrimenti ieri sarei scappata via….sono tipi singolari, sai? Ma sono simpatici.»

«Anche il tuo Cris, in quanto a singolarità non scherza!»

«Ehi! Ma se è bellissimo!»

«Non dico di no…ma non so mette un po’ i brividi. Sei venuta con lui? Non c’eri sull’autobus.»

«Sì. È venuto a prendermi…anche se doveva essere stanco. Ieri abbiamo fatto tardi.»

«Siete stati sempre coi ragazzi?»

«Sì. Sai, hanno formato un gruppo…» A Laura arrivò un sms. Lo aprì.

«È lui?» Era un messaggio di Cam, che diceva di aver avuto il numero di Cris, e le lasciva il suo. Lo memorizzò subito.

«No. È Cam…mi ha dato il suo numero.»

«Chi?»

«Cam, è un’amica di Cris, è molto disponibile.» Cat la guardò scettica.

«L’hai incontrata ieri?»

«Sì. Lei, Giò e Al. Cos’è un interrogatorio?»

«No. Ma voglio capire come funziona la tua nuova vita.»

«Non c’è nessuna nuova vita. Solo nuove persone nella mia vecchia vita. Dovresti essere contenta, per me… con tutto quello che sta accadendo.»

«Scusa. È che non ti voglio vedere soffrire ancora, e ti vedo così presa da questo Cris…»

«Credo di esserne innamorata. Oggi ci vediamo?»

«E con lui, come fai?»

«Capirà…solo non devo fare troppo tardi. Te l’ho detto non vuole che giri da sola, per il quartiere vecchio.»

«Un po’ apprensivo, no?»

«Fa così, anche con Cam…lei abita più o meno dalle parti di casa tua.»

«Davvero? Io sarei gelosa del loro rapporto. Lui mi sembra così libero, ma non lascia libera te.»

«Qui ti sbagli. Cavoli, la campanella. Ti chiamo, dopo pranzo e vengo da te, ok?»

«Ok.»

il resto della giornata, fu peggio. Due ore, di supplenza, in cui i suoi compagni non fecero che tormentarla. E poi un compito a sorpresa. Era distrutta. Voleva piangere. Doveva essere forte, e ignorarli. Ma era così difficile! All’uscita, di scuola, Cris, l’aspettava. Si accorse subito che non stava bene. Cercava in tutti i modi, di cacciare indietro le lacrime. Lui le si avvicinò mettendole, un braccio intorno alle spalle, in un gesto protettivo. Era preoccupato. Non scambiarono una parola, fino alla macchina. Lui le diede un breve bacio, prima di mettersi al volante.

«Cos’è accaduto, tesoro?»

«Sto bene…» Non voleva che la giudicasse, debole o sciocca. Lui guidava con sicurezza.

«Non stai affatto bene. Dimmi che ti hanno fatto.»

«Le solite, cose. Non ce la faccio più mi sento sola, contro il mondo.»

«Non sei sola. Hai me. E non solo me. Cam, mi ha detto che ti ha scritto.»

«Sì. Scusa..ma oggi è stato un inferno a scuola, e ho pure mezzo litigato con Cat.»

«Mmmm perché non l’hai chiamata? Non è un po’ esagerato?»

«No. Perché l’ho fatta preoccupare. E poi perché ero fin troppo tesa. Ora mi sento a pezzi.»

«Ok. Tranquilla. Ormai è finita. Vuoi venire allo scantinato nel pomeriggio?» Lei lo guardò. Sarebbe stato meraviglioso…ma Cat.

«Oggi devo andare a casa di Cat.» La macchina svoltò in una strada laterale.

«Va bene.»

«Ma siamo a casa tua?»

«Non vorrai, presentarti ai tuoi, in quello stato? Dai, che non ti mangio, sta tranquilla.» Le sorrise.

«No…è che…che gli dico mo ai miei?»

«Che fai un po’ tardi. Sono le due mezza, alle tre ti accompagno. Ok?» Laura, lo guardò non voleva farlo arrabbiare.

«Cris…scusa certe volte sono una frana.»

«Con tutto quello che stai passando. Senti. O gli ignori, e ti lasci scivolare tutto addosso, oppure provi a parlarne ai tuoi, e ai professori.»

«Hai ragione…ma qual’è la scelta giusta?»

«Questo, puoi saperlo, solo tu. Vieni, saliamo.» Cris la prese per mano, e lei si sentì molto meglio.

Una volta, nell’appartamento, entrarono nel salotto. Lei si disfò della cartella e della giacca, e sedette sul divano. Lui per un po’ stette accanto al camino. Poi lo vide, sparire in corridoio. Era stanca. Prese il cellulare, e chiamò sua madre. Dicendole che faceva tardi, perché si attardava in biblioteca, per una ricerca. Non le piaceva mentire. Ma Cris, aveva ragione,era ancora scossa, e non avrebbe mai potuto affrontarli in quello stato.

«Stai, meglio? Hai chiamato tua madre?» Cris, aveva cambiato camicia. Era ancora più bello.

«Sì. A tutte e due le domande.»

«Vieni, in cucina è tutto pronto. Così non salti il pranzo.»

«Pronto?» Lui rise.

«La domestica di mia madre, manda sempre su, qualcosa. Tranquilla, ce ne è per tutte e due.»

«Grazie, ma non mi preoccupo di questo.»

«Ti preoccupa stare sola, con me?» Un po’…ma non poteva dirlo apertamente. O forse sì?

«Oggi, è solo una brutta giornata.» Entrarono in cucina. Era davvero enorme.

«Laura, quanto vai da Cat?»

«No…so devo chiamarla, prima comunque per le cinque. Prima devo smaltire un po’ di studio. Perché?»

«Siediti. Voglio regolarmi per venirti a prendere.» Lui stava sistemando il cibo nei piatti.

«Non te l’ho chiesto, Cris.» Lui sorrise, nel porgerle il piatto e sedersi di fronte.

«Lo so. Mangia, dai se no si fredda.»

«Grazie. È buono!»

«Sono contento. Comunque non è un problema venirti a prendere, ok?»

«Ok.»

Dopo pranzo, tornarono in salotto. Laura, era felice, e agitata nello stesso tempo. Cris, la teneva per mano. E le sorrideva. Si sedette sul divano, trascinandola con sé.

«Cielo da quanto tempo, desidero baciarti.» la strinse contro di sé, cercando avido le sue labbra. Lei rispose al su bacio. Ma si sentiva tremare. Le dita di Cris, giocavano gentili con i suoi capelli, oppure le carezzavano il collo, per scendere più giù. Lui le sfiorò il viso, con delicatezza, poi, scese giù lungo la linea del collo, sbottonandole la camicetta. Laura, si ritrasse un poco, senza dire nulla. D’improvviso aveva paura. Lui le accarezzò di nuovo il viso, e le scostò i capelli per baciarla, scendendo con le labbra fino alla base della gola. Lei tremava. Le piacevano i suoi baci, eppure si sentiva strana, impaurita. Lui se ne accorse.

«Laura, ti dà fastidio?» Lei diventò rossa.

«No…no…» Anche la voce era incerta. E si odiò per questo. Cosa avrebbe pensato, lui ora? Che era una sciocca. Una povera stupida. E l’avrebbe lasciata. Lo vide sorridere.

«Piccola…hai paura? Vieni, qui.» L’attrasse di più a sé. In modo di farle appoggiare, la testa sul suo petto. Le sfiorò il volto.

Laura rimase in silenzio.

«Non c’è niente di male, sai? Se hai paura, puoi dirmelo.»

«Cris…» Mormorò. Cosa gli doveva dire?

«Tranquilla, tesoro.» la baciò sui capelli.

«Cris…io sono felice, quando mi baci…»

«Piccola…anch’io sono felice, quanto ti bacio. Ma mica devi giustificarti!»

«Cris…io voglio che tu mi baci, ma…»

«Ma non ti senti ancora, pronta per altro. Posso capirlo, tesoro. E non ti metto, fretta.» Riprese a carezzarla, dolcemente, come per rassicurarla. Lei gli si rannicchiò contro felice.

«Vorrei restare così per sempre…»

«Attenta, piccola! Potrei prenderti in parola.» il telefono di Laura prese a squillare. Era la mamma. Rispose subito.

«Mamma…sto arrivando… è che l’autobus è un po’ in ritardo…il pranzo? Si, sì ho preso qualcosa, non ti preoccupare. Oggi, però dovrei andare da Cat…sei d’accordo? Certo, che lo trovo il tempo per studiare! Sì, sì a dopo.» Cris rise.

«Vedo che hai imparato…»

«Non sono molto fiera di me, ma non potevo dirle dove mi trovo, no?»

«Sul divano, col tuo ragazzo? Effettivamente…non era il caso. Dai, ti accompagno, prima che si rivolga alla polizia.»

«Esagerato!» Si sistemò la camicetta

«Mica, tanto. Ah, dimenticavo. Tieni.» Le porse un foglietto.

«Cos’è?»

«Sono gli orari degli autobus, per raggiungere lo scantinato. Neanche quella, è una zona sicura, e in tutta onestà preferirei, che ci andassi solo con me. Ma, se ti va d’incontrare Cam o ti va di passare, be’ potrebbero tornarti utili.»

«Grazie. Tranquillo che di sera, senza di te da quelle parti non ci capito.»

«Brava bambina!» L’abbracciò ridendo, ed uscirono insieme.

FINE SESTA PARTE

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