UN NUOVO INCONTRO

UN NUOVO INCONTRO

Il tribunale era pieno. Persone che telefonavano altre che parlavano concitate. altre ancora in estenuante attesa. L’anticamera era faticosa. le porte delle aule erano tutte aperte o quasi. L’atmosfera era satura di parole. Cosa doveva fare? Era stanca. stanca di tutto. Anche di seguirlo. Non era il suo cagnolino, non era niente. Il tempo passava e la gente sfollava. Ogni tanto un gruppo di persone, usciva alcune felici, altre depresse, fino a lasciare l’ampio locale completamente vuoto, ad eccezione di due o tre persone, e simile ad un deserto. Ma lei era ancora lì furente di rabbia. Mise gli auricolari. Un po’ di musica forse l’avrebbe aiutata ad ingannare il tempo. Forse, le note l’avrebbero aiutata a calmarsi. e se si fosse calmata, sarebbe riuscita a resistere. E se ci fosse riuscita, l’avrebbe aspettato con calma e salutato con un sorriso. Se. Si alzò sicura, e si avviò alle scale. I tacchi riecheggiavano sui gradini. Il passo sicuro, mentre si allontanava veloce. Era l’uscita quella che intendeva guadagnarsi, ma in realtà quella che si stava riprendendo era la sua indipendenza. La sua libertà. Sì era il tempo della rinascita, della ripartenza. Uscì dall’atrio e percorse il cortile. Il cielo era grigio, ma non se ne curava. I suoi pensieri pesavano come piombo, ma era il tempo di lasciarli andare. Col passato aveva chiuso. Aveva chiuso con i litigi, le mezze scuse, gli appuntamenti rimandati e le lunghe attese. Lo amava ancora? Forse no. L’amore moriva, se lasciato a se stesso. Ed era quello che era accaduto a loro. Ora non restava che raccogliere i cocci di una relazione ormai finita. Si sentiva più forte ora che era pronta a lasciarsi tutto alle spalle. Poteva correre sulle sue gambe e l’avrebbe fatto. Lo avrebbe lasciato in dietro perché era quello il suo posto.

Era in ritardo. Il suo collaboratore aveva dato forfait all’ultimo minuto. Doveva sbrigarsi. Non guardava dove andava. E finì per urtare qualcuno. Quella giornata era pessima. Si sentiva come il personaggio sfigato di qualche film di bassa categoria.

La persona contro cui aveva sbattuto, era una bella donna, dai capelli ramati, e il portamento elegante. Tutti i documenti che aveva con sé si sparsero sul marciapiede. Ma lui, come un cretino, continuava a guardare quella donna bellissima.

«Mi scusi…avevo la testa altrove e un mucchio di documenti. Potrebbe aiutarmi?»Le disse.

«Be’…sì.» Lei sembrava un po’ scocciata, mentre si chinava a raccogliere i fogli con lui. La pioggia stava cominciando a cadere. Le loro teste erano vicinissime.

«Le chiedo davvero scusa…il mio collaboratore mi ha mollato…e oggi, non so proprio dove ho la testa.» Le disse, accorato. Le loro dita si sfiorarono, e lei sentì un brivido lungo la schiena.

«Non…si preoccupi…»

«Senta, per farmi perdonare, posso offrirle il pranzo?» Era così gentile…ed effettivamente quella mattina aveva anche saltato la colazione…

«È un avvocato?» Gli chiese. Aveva chiuso con la categoria.

«No…no per carità! Sarei un pessimo legale!» Lei gli sorrise. «Sono un architetto.» Disse.

«Sembra, interessante.»

«Guardi un po’…una donna che trova interessante il mio lavoro!»

«Le sembra strano?»

«La mia ex, non lo sopportava. Lei cosa, fa di preciso?»

«Sono un insegnante, anche se in realtà non sto insegnando in questo periodo.»

«Come mai?»

«I tagli…ma qualcosa la trovo. Ora che sono libera.»

«Mi faccia indovinare si è appena lasciata.» Lei rise.

«Se le va male il lavoro di architetto, può provare con quello d’indovino.»

Cominciarono a ridere e scherzare come due bambini. Da quando non si sentiva così tranquilla? Con lui non rideva più. Aiutò lo sconosciuto a portare i documenti nel suo studio, poi andarono a pranzo insieme.

Lui la portò in un ristorante, molto carino. Intimo, ma non troppo pretenzioso, il tipo di locale che amava, ma dove loro non erano mai stati, perché “lui” preferiva quelli di lusso.

Lasciò andare tutti i pensieri negativi. Davanti a lei stava un uomo, piacevole e di bell’aspetto, e dopo tanto tempo, si sentiva bene con sé stessa e viva. Dalla vetrina del locale, vedeva il cielo schiarirsi, e le sembrava che anche nella sua vita, stesse tornando il sole.

Continuarono a parlare, come se si fossero conosciuti da sempre. Ed era una sensazione strana e bellissima. Erano adulti, ma in quel momento si sentivano come due ragazzini, felici e spensierati. Usciti dal locale, non vollero lasciarsi, e cominciarono a camminare, senza una meta, precisa, continuando a parlarsi fitto fitto. Erano in pace col mondo. E più parlavano più scoprivano punti in comune.

Piano piano, il tempo scorreva e il cielo si incupiva. Ormai la sera avanzava, ma loro, continuavano a stare insieme.

Lui, le propose di andare a cena, e lei accettò più che volentieri. Per una volta, voleva seguire il suo istinto, era troppo tempo che non si sentiva così e la libertà aveva un sapore fin troppo dolce.

Dopo cena, camminarono fino al porto. La notte, era limpida e serena, non faceva neanche tanto freddo, e con lui si sentiva a suo agio.

Lui si avvicinò, e le cinse le spalle con un braccio, attirandola a sé. Lo lasciò fare si sentiva bene e in pace col mondo. Lui la strinse ancora, e poi la bacio, un bacio caldo, carico di passione, che li scosse fin nel profondo. Lei rispose al bacio con altrettanta passione, dimentica di tutto se non di quel momento e di lui, delle sue labbra, delle sue mani, e delle sensazioni che sapevano sprigionare.

Ripresero a camminare, tornando indietro. Il porto, non era il luogo più adatto, per scambiarsi tenerezze, volevano restare soli.

Tornarono verso il tribunale, a prendere la macchina di lui. Nel frattempo continuavano a parlarsi e a baciarsi. Lui le chiese se le andava di bere un drink a casa sua, e lei accettò ridendo. Quella giornata era davvero folle, ma era la follia, migliore che entrambi potessero mai fare. Un incontro improvviso, che probabilmente avrebbe cambiato le loro vite.

L’appartamento di lui, era moderno e luminoso, ma molto disordinato. Non ci fece molto caso, in quel momento esistevano solo loro. Si baciarono ancora e ancora, sfiorandosi sempre più ansiosi di essere vicini.

I vestiti caddero ai loro piedi, sparsi un po’ su tutto il pavimento, mentre loro abbracciati si lasciavano cadere sul divano, toccandosi, e baciandosi, sempre più uniti nel corpo e nello spirito, scambiandosi baci, e promesse, mentre diventavano una sola cosa.

Si addormentarono uno nelle braccia dell’altra, certi di aver trovato l’amore e la felicità, che da tanto mancava nelle loro vite.