DA LONDRA NON SI VEDE IL CIELO

CAPITOLO I

Pioveva a ridosso della notte e i lampi squarciavano il cielo, la luna quella settimana, non si era vista. Il paesaggio era freddo e spoglio e la strada sembrava essere lo specchio delle tenebre. Il cielo non esisteva più. Non si vedeva. Era nascosto dalle nubi. Tutto appariva diverso e cupo nella notte, ma quella notte sembrava non finire mai. Altri lampi e altri tuoni e altre nuvole all'orizzonte, nient'altro che una fredda e lunga notte.

Le curve della memoria registrarono quella notte come la più lunga e la più scura di tutti i tempi e altre ne sarebbero venute, ma in confronto a quella notte non sarebbero state nulla, semplici notti, perché quella notte fu il principio, fu la notte della consapevolezza. Il silenzio faceva tremare il cuore, ma poiché non vi erano suoni la mente rimase calma, quieta, persa nei giochi dei piccoli. La notte fa tornare tutti un po' bambini. È quando si è al buio che si sogna il tempo che non c'è più, tutte le notti passate e quelle future, ma quella notte non sarebbe stata mai contemplata dai sogni, né nel passato, né nel futuro. Dalla finestra di una vecchia casa al centro di Londra non si vedeva che la strada vuota e silenziosa, avvolta dall'oscurità. Una strada, nulla di più. Londra quella notte perse il suo cielo, ma acquistò delle stelle in più.