FIORI E SEGRETI

La casa era ancora in disordine. Festa impegnativa, pensò l'ispettore mentre si faceva largo, oltre la sala e su per le scale, fino alla scena del delitto. L'avvocato Sidacini giaceva freddo, nel suo letto. Il figlio giacomo entrò con l'ispettore, e si diresse alla finestra, poco dopo entrarono due donne, una bruna e alta, l'altro uno scricciolo biondo. A prima vista non c'era nulla che facesse pensare all'omicidio. Quel caso gli sembrava una perdita di tempo. Si passò una mano nella folta criniera bianca. Stava per girare sui tacchi, ma il senso del dovere lo spinse a chiedere:

<<Perché la polizia?>>

<<Una stupida fissazione di mia sorella.>> Lanciò uno sguardo sbieco alla donna bruna.

<<Carla, Sidacini. Ho fatto il la chiamata dopo che la cameriera ha scoperto il corpo.>>

<<Perché?>>Guardò impaziente l'orologio aveva veri omicidi di cui occuparsi.

<<Erano giorni che papà stava male, temeva lo stessero avvelenando.>>

<<È vero e anche il medico lo trova plausibile>> S'intromise lo scricciolo biondo.

<< E lei chi è?>>

<<Mi chiamo Shirley Sinclair. Sono un amica di Carla.>>

<<Troppo poco per parlare di omicidio.>> Giacomo, nell'ombra sorrise.

<<La finestra era aperta?>> Chiese la voce inglese.

<<L'ho aperta io. Avevo caldo.>> Rispose Giacomo in tono neutro.

<<Ora basta! Non ho elementi per un indagine!>> Si spazientì l'ispettore.

<<Ma il medico sì!>> Esclamarono le due donne.

<<Il medico?>> Chiese l'ispettore.

<<È il compagno di Carla.>> S'intromise Giacomo sprezzante, per chiarire l'opinione che aveva dell'uomo.

<<E tu sei al verde!>> Lo rimbeccò la sorella.

<<E va bene, indagherò se proprio avete voglia di farmi perdere tempo, ma mi limiterò ad ascoltare il medico, domani.>>

Quella sera il medico subì un furto a casa e il suo ambulatorio venne distrutto da un incendio.

Il commissario mise giù il telefono, che si era fatto rovente. Era in quel paese da troppo poco tempo, e a quanto pareva aveva sbagliato a sottovalutare un caso, che a giudicare dagli ordini, aveva la priorità assoluta. L'avvocato era una personalità troppo in vista, per ignorare coincidenze così vistose. Fece un respiro, mandando a memoria la scena del <<crimine>>. Una stanza chiusa a chiave, dall'interno, finestre chiuse. Una camera spartana: il letto dove giaceva la vittima, un armadio molto grande, un comò e un comodino sul quale erano deposti dei fiori. Un bel mistero, senza contare l'incendio e il furto ai danni del medico.

Aveva deciso di tornare sulla scena del crimine, ma non si aspettava di trovarvi lo scricciolo biondo che curiosava in giro.

<<Cosa ci fa qui?>> Chiese, rabbioso.

<<Controllavo una teoria.>> Rispose candida, nel suo irritante accento, continuando ad armeggiare con l'armadio.

<<E di grazia?>>

<<Il medico le avrà detto che il cibo era accuratamente controllato.>>

<<Sì>> Annuì, continuando ad osservarla.

<<E che le analisi rubate, erano però inequivocabili.>>

<<E allora?>> Chiese sempre più irritato da quel dannato accento.

<<Be' credo che il veleno sia stato somministrato dopo il controllo.>>

<<Senta, io mi attengo ai fatti. Vogliamo smetterla con le idiozie?>> In quel momento un click risuonò nella stanza.

<<Lo sapevo!>> Esclamò lo scricciolo biondo.

<<E allora?>> Chiese occhieggiando il passaggio che si era aperto dietro l'armadio.

<<Vediamo dove porta!>> C'era entusiasmo, in quella voce fastidiosa. Suo malgrado la seguì lungo il passaggio. Portava all'esterno. E sembrava essere stato usato di recente. Davvero strano, pensò. La faccenda si faceva complicata.

Era nel suo ufficio. Aveva scoperto che il veleno non era stato ingerito, bensì inalato, a piccole dosi, fino a quella letale. Dopo un attenta analisi, aveva capito quale era stato il mezzo usato dall'assassino. I fiori. I domestici avevano confermato, che la figlia portava sempre dei fiori alla vittima, sia nello studio che in camera. Però loro avevano trovato tracce di veleno, sia pure lievi, solo nel secondo vaso. Perché? Stava rimuginando su questo particolare, quando la porta si aprì.

<<Ma come le è saltato in mente di arrestare Carla?>> Lo scricciolo inglese era davanti a lui, furiosa. Si sporse sulla scrivania per osservarla.

<<Aveva un movente e l'opportunità>>

<<Il movente? Anche Giovanni l'aveva.>>

<<Lui è escluso dalla proprietà.>>

<<Nel vecchio testamento. Stando a quello nuovo gli aspetta una somma, sebbene non molto grande. E lui è pieno di debiti.>>

<<E allora?>>

<<Non capisce? È stato lui!>> Quella donna era peggio di una spina nel fianco.

<<Lui?>> Chiese scettico.

<<Ricorda la finestra? Secondo me l'ha fatto per evitare di respirare il veleno.>>

<<Potrebbe essere, ma la signora poteva procurarsi il veleno.>>

<<Se per questo anche Giovanni.>> E se quella donna irritante avesse avuto ragione?

<<Ha delle prove?>>

<<No. Ma possiamo tendergli una trappola.>>

<<Una trappola?>>

<<Sì. Attraverso il passaggio.>> E andò spiegandogli il suo ragionamento.

Avevano fatto circolare la voce che la polizia aveva scoperto come aveva fatto l'assassino a somministrare il veleno alla sua vittima. Non avevano menzionato i fiori, particolare che l'ispettore aveva tenuto per sé, rivelandolo solo a Carla, che però era ancora in carcere. Francamente era ancora convinto della sua colpevolezza, anche se cominciava a nutrire dei dubbi. Non avevano parlato neanche del passaggio, ma solo di prove da controllare la mattina dopo. Quella sera era lì a controllare l'esito di quella trappola, mentre Shirley era nella stanza al buio. Dubitava fortemente, che qualcuno si precipitasse a controllare il passaggio.

Ed invece, poco dopo, armato di torcia Giovanni entrò nella camera a si diresse verso l'armadio.

Shirley accese la luce e lo affrontò. Una discussione portò l'uomo a confessare. Poi lui estrasse la pistola, puntandola contro la donna. In quel momento lui e i suoi uomini uscirono dal bagno per arrestarlo.