IL FOGLIO BIANCO

IL FOGLIO BIANCO.

Per scrivere occorre un pizzico d'immaginazione, eh sì perché la scrittura è un po' come un arte “pratica”, serve un po' di tecnica e molta passione.

Forse gli scrittori non sono troppo dissimili dagli architetti o dai costruttori, sono un po' entrambi. E questo dualismo, oltre che metaforico è fondamentale. Il foglio bianco non è un oggetto statico, è un mondo in divenire, ma un mondo da costruire e plasmare, ecco chi scrive fa proprio questo, immagina un mondo, lo visualizza, lo idea e perfeziona e poi passa alla fase successiva: lo costruisce, pezzo su pezzo, plasmandolo, e adattandolo alle sue esigenze. Ecco in questo senso scrivere è come essere dietro le quinte di un teatro e vedere la scenografia che prende vita, man mano che vengono realizzati i vari arredi scenici. E così sul foglio prendono vita, dietro le parole, le immagini, le città, le strade, i luoghi, ma cosa sarebbero i luoghi da soli? Nulla, vuote forme, piene di particolari e fredde, e non si può scrivere solo di forme e strutture architettoniche, perché quando si scrive, soprattutto romanzi o o racconti, occorre “ costruire” una parte da “vedere”, da focalizzare, una parte che il lettore possa riconoscere o comunque immaginare chiaramente, ma occorre anche realizzare una parte da “leggere”. Cerchiamo di fare chiarezza, un libro è fatto di parole e le parole si leggono, ma la forza di un libro è proprio questa, non c'è nulla di facile nello scrivere o nel leggere un libro, eppure a vederlo è un oggetto molto semplice, ma un oggetto, strano a dirlo, ma vero, che ha un cuore e una mente, quella di chi scrive certamente, ma anche quella di chi legge. Un libro per essere tale, deve essere credibile, e per essere credibile deve raccontare qualcosa di concreto, cioè qualcosa che il lettore possa figurarsi, deve dunque rimandare non solo le parole ma anche le immagini dei luoghi racchiusi tra le sue pagine, ma le parole hanno un limite, rendono le immagini, certo ma riescono a farlo solo se esse sono vive. Le parole non sono fotografie, e una descrizione fedele di un edificio, non è facile da leggere, e potrebbe risultare noiosa, se non fosse supportata da qualcos'altro. Perché l'edificio è lì? Ecco tutto ruota intorno al perché. Ovvero al motivo della storia. Una storia per poter esistere, inizialmente ha bisogno di un perché, ma quel perché non basta, così come da solo non basta il luogo. E allora? Bisogna legare gli elementi tra loro, e arricchirli, come si arricchisce una scena di teatro, introducendo gli attori, nel libro ci saranno i personaggi. E per continuare a scrivere allora non basta più la tecnica, perché sì è importante sapere come rendere ogni cosa al meglio, come plasmare a parole un luogo o una persona, come realizzare ogni singolo elemento di una trama, ma è ancor più importante che questi elementi siano collegati tra loro, che la trama venga costruita nella sua interezza e per farlo occorre il pizzico d'immaginazione che citavo all'inizio e forse, più che un pizzico, di immaginazione ne occorre un barile! Ma la tecnica e l'immaginazione da soli non bastano, riempire il foglio bianco è un compito lungo e complesso e allora serve la costanza, ma la costanza senza la passione non esiste. Forse uno scrittore prima d'ogni altra cosa è un inventore di sogni, che anche se irrealizzabili nella realtà, diventano reali e concreti all'interno di un oggetto così semplice, eppure così magicamente complesso quale il libro. In fondo un libro non è altro che un insieme di fogli bianchi, dipinti d'emozioni.

Marirosa.