LADY ELLEN

Come è strano guardare una famiglia e come sono strani questi essere umani! Volete sapere chi sono io vero? Già non mi sono presentata, ma una come me non si presenta! Non da sola perlomeno. Mi chiamo Lady Ellen, o almeno così mi chiama la mia padrona, io avrei preferito un nome meno pretenzioso, anche se l'appellativo di Lady non mi dispiace così tanto, anzi credo che mi si addica, anche se non so bene cosa vuol dire, ha un suono che mi piace. Sono una gatta persiana di quattro anni. La mia padrona si chiama Susan, sono con lei da quanto sono nata e non so molto del mondo, lo guardo dal davanzale della finestra o dal balcone e vedo cose così strane, se paragonate alla vita di Susan! Stavo guardando la famiglia nel palazzo di fronte, corrono sempre, anche loro hanno un gatto, una gatta come me, ma anche lei, diversamente da me corre. Cosa avranno da correre così non me lo chiedete, loro corrono, Susan no, Susan aspetta, o meglio aspettava. Ora vi racconto.

C'è stata una guerra, io non so cos'è, ma quanto qualcuno pronuncia quella parola Susan diventa triste e piange e allora io mi metto a miagolare e le vado vicino così lei può accarezzarmi, e parliamo, o meglio lei parla, io l'ascolto, mi limito a miagolare di tanto in tanto e mi godo le carezze, sono pur sempre un gatto no? Però per Susan sono un'amica, lei si confida. A volte prende una fotografia e l'accarezza, dentro c'è un uomo che sorride, o almeno la sua immagine, così dice Susan. Certe volte mentre accarezza la foto dice: -Sai Lady Ellen, se Henry fosse qui. Chissà dov'è ora- e sospira, la sento sospirare spesso quanto pensa ad Henry.

Le persone che frequentano la nostra casa dicono che Henry è morto e non torna più. E dicono che è stata la guerra, Susan li lascia dire e rimane in silenzio come se non le importasse, io però so che le importa, io so perché fa così. Una volta si era arrischiata a dire che lei sapeva che Henry era vivo e la stava cercando, Susan aveva cambiato casa dopo quella cosa che chiamano guerra era finita, ma non città, questo però avveniva prima che arrivassi io. Ogni tanto Susan ne parla lamentandosi delle cose perse nel trasloco, però io non so cosa sia questo trasloco. Tornando a quella sera Susan era stata zittita con una frase del tipo:- Ma cara, ragiona, è passato troppo tempo! Quattro anni!- Susan non aveva replicato, ma quando quelle persone se ne sono andate Susan mi ha guardato ed ha esclamato: -Henry è vivo! Lo sento nel mio cuore che è vivo!- Io l'ho guardata, era così sicura! Lei ama il marito e io lo sento, non so tante cose e spesso non capisco quello che dicono ma il mio istinto di felino non mente mai!

Una cosa mi colpì di quel dialogo, quella signora impellicciata, (non mi piacciono le signore impellicciate!), aveva detto che Henry non tornava a casa da quattro anni, ma per come la vedo quattro anni sono lunghi, sì ma non sono poi così tanti! Avrei voluto portarlo a casa io, ma come facevo? Neanche Susan sapeva dov'era, e poi io del mondo conoscevo solo il marciapiede, sempre troppo affollato di gente che aspettava l'autobus che si vedeva dalla finestra della cucina o il viale che si vedeva dal balcone del salotto. Dalla camera di Susan c'era un'altra visuale, però il davanzale della finestra è tutto rovinato e poi si trova molto in alto, sì lo so sono un felino e l'altezza non dovrebbe spaventarmi, ma sono una gatta particolare io, non sono come Lilù( che nome, poi!), la gatta dei vicini, io non vado in giro per i tetti di notte, no no, io dormo con Susan, in fondo al letto c'è una copertina e un cuscino tutto per me! La casa è il mio mondo, quello fuori non lo conosco e poi fuori ci sono i cani( brrr…solo il pensiero mi da i brividi!). No io di certo non potevo andare fuori a riprendere Henry, no, no, però più guardavo quell'uomo sorridente, nella foto e più Susan ne parlava e più mi convincevo che non era morto e che prima o poi sarebbe tornato. Susan parlava sempre del marito con gioia mista a malinconia e giorno dopo giorno non si stancava mai di ripetere che sarebbe tornato. Anch'io ci credevo, ansi io lo sapevo, sapete il mio istinto felino…

Ma ora andiamo avanti con la storia, era una calda domenica di agosto, davvero troppo calda! Figuratevi per me poi! Di solito non amo il vento perché mi arruffa tutto il pelo, ma quel giorno col sole che picchiava forte e un'afa tremenda, che non si respirava né in casa né sul balcone, non vi nascondo che non mi sarebbe dispiaciuto. Per le strade non c'era nessuno, solo qualche passante solitario che passava in fretta. Non succedeva nulla, non c'erano neanche i vicini, erano andati in quella che chiamavano vacanza, tutti allegri e contenti…io non sono molto contenta di andare in viaggio, ho le mie abitudini io! In questo forse Lilù è come me, lei non va coi padroni ed in fatti è lì sul ramo di un albero che sporge verso la loro finestra. No, no, decisamente troppo alto per me, meglio se guardo oltre mi dico, ed è così che lo ho visto. Cambiato è cambiato, ma forse in quattro anni la gente cambia, non era cambiata anche Susan? Ma io non ne sono sicura, in fondo Susan ce l'ho davanti tutti i giorni, ma era lui me lo sentivo, il mio cuore ha mancato un colpo e io lo so, li conosco i battiti del mio cuore! E poi il mio istinto era allerta e lui non sbaglia. Mi sono messa a miagolare con tutto il fiato che avevo in gola, rimpiangendo di non riuscire a fare più rumore di così, ma forse nel silenzio di una città semi vuota era bastato perché Susan era corsa fuori e l'uomo aveva guardato in su. Era lui, anche Susan l'aveva riconosciuto che bello! Susan è corsa in casa e poi l'ho sentita correre giù per le scale, doveva aver lasciato la porta aperta nella fretta. Io non l'ho seguita, non ne avevo bisogno stavo tanto bene nel mio cantuccio tra le piante e da lì potevo vedere meglio la scena, lei che correva in strada, lui che apriva le braccia, lei che gli volava in contro, lui che l'abbracciava e il bacio che si sono scambiati. Sono tornati a casa tenendosi per mano. Il mio racconto si chiude qui, vi dico solo che ora ho capito perché Susan ama tanto il marito, è un uomo mite e buono che ne ha passate tante in guerra prima e senza memoria, poi, io non so cosa è questa memoria, so solo che lui ci ha messo un po' per ritrovarla, e che quando l'ha ritrovata si è messo a cercare la moglie. Lui dice che la città è grande e che quasi non sperava più di trovarla lì, anzi lui pensava che avesse cambiato anche città. Io mi sento un po' orgogliosa, perché anche se non sono uscita( molto meglio così) l'ho riportato a casa io! Vi dico anche che per me la città non è poi così grande, ma io non mi spingo mai oltre neanche con lo sguardo, e che per il resto le cose sono come sempre, i vicini che corrono, Lilù che di notte scappa per i tetti, i cani che abbaiano ed io che dormo sulla mia copertina, ora però c'è anche Henry.

Il racconto è una storia totalmente inventata da me per cui ogni riferimento a persone fatti o cose realmente accadute è puramente casuale.