L’AMORE ALL’IMPROVVISO- Prima Parte

L’AMORE ALL’IMPROVVISO

Era tardi. Più tardi del solito. Il cielo, era del tutto nero, e i lampioni, ormai si erano accessi, peccato, che quelli, stavano solo sulle strade principali, pensò rabbrividendo. Le sue scarpe, facevano rumore sul selciato. Di certo, sapeva che tagliare per una delle tante stradine laterali, era la via più breve per tornare a casa, ma cominciava a credere di aver sbagliato. E forse aveva sbagliato anche strada. Camminava di lato, cercando di stare lontana dalle auto, ma a parte i fanali di queste, e una traballante lampada, appesa tra due palazzi, non c’era altra luce. I negozi, stavano ormai chiudendo, e per lo più erano chiusi, non che ce ne fossero molti su quel lato della strada. Dall’altro lato, invece stava un muro, che costeggiava un vecchio casolare, abbandonato, dal quale ricadevano, incolti rami di alberi e piante. Di giorno aveva un aspetto trascurato, di notte sinistro. Si fermò di colpo. Allora aveva davvero sbagliato strada. Cavolo! Avrebbe dovuto girare all’altra stradina! Perché non ci aveva pensato? Perché da quella mattina erano successe tante cose, che ora le si affollavano tutte in testa. Cominciava ad avere paura. Cosa fare? Tornare indietro? Forse era l’unica soluzione, se fosse tornata sulla strada principale…certo, però avrebbe perso altro tempo. Senza contare, che si era infilata in una zona piuttosto pericolosa. Lì, impalata, comunque non ci poteva stare, doveva andarsene e subito. Provò a fare qualche passo, ma una nuova sensazione di gelo e paura, la paralizzò. Una macchina, le si era affiancata.

«Ciao. Hai bisogno di aiuto?» La voce, la strappò ai suoi pensieri. Si girò lentamente. La macchina, era sportiva e scoperta, e dietro al volante stava un ragazzo, coi capelli scuri, e gli occhi, chiari, quasi di ghiaccio. I capelli gli ricadevano leggermente sul collo, ed erano spettinati, aveva, una camicia, che gli ricadeva un po’ aperta, e l’aria…pericolosa…rabbrividì. Chi diavolo era? E cosa voleva? Cosa doveva fare? Scappare? Eppure mettersi a correre non le sembrava, una scelta saggia, anche se ne aveva davvero voglia.

«No, no…va tutto bene.» Cercò di replicare, mettendosi a camminare. Doveva allontanarsi, ma non voleva che lo sconosciuto, capisse la sua inquietudine.

«Davvero? Non mi sembra proprio. Dai ti do un passaggio!» Lo sconosciuto la stava seguendo!

«No…grazie. Va tutto bene, sto tornando a casa.»

«Guarda, che non le mangio mica, le bambine come te!» Fremette di rabbia. Ma come si permetteva?

«E secondo te, avrei paura, di un ragazzino, viziato?» Lui scoppiò a ridere.

«E allora, salta su!» Cavolo! Si era intortata da sola! Che poteva inventarsi?

«Va bene.» Ostentava una sicurezza che era ben lontana dal sentire. Salì in auto. Lui sorrise, e mise in moto. La macchina partì sgommando. Il terrore la pervase. Che diamine aveva fatto? Accettare un passaggio, da uno sconosciuto, da quello, sconosciuto poi…ma quali alternative aveva?

«Sembri tesa.» la voce di lui era calda e profonda.

«Tu guidi come un pazzo.»

«Davvero? Eppure, nessuno si è mai lamentato di come guido.» La guardò, con un sorrisetto malizioso.

«Devi frequentare gente, davvero strana.» Lui scoppiò a ridere.

«Dici? Mi trovi strano? E io che pensavo che saresti caduta ai miei piedi!»

«Piantala!»

«Dimmi dove abiti.»

«In centro, hai presente la piazza grande, dove sta il bar, quello che hanno appena aperto?»

«Capito. Sai che hai un bel faccino?»

«Cosa!?!»

Lui scoppiò di nuovo a ridere.

«Che c’è di tanto buffo?»

«Tu..tu sei buffa…che cavolo ci fa una come te da queste parti?»

«Fatti miei.»

«Uhuh che scontrosa!»

«Cafone!» da dove cavolo sbucava quello? Di tanto in tanto gli lanciava qualche sguardo, ma…non osava guardarlo apertamente. Forse era sciocco, ma aveva paura. E soprattutto si sentiva inquieta. Lui, era un tipo assolutamente imprevedibile. E non capiva, perché sembrava trovare divertente tutto quello che diceva….le aveva detto che la trovava buffa…be’ lui era un cretino, e non vedeva l’ora di scendere dall’auto, sempre che fosse arrivata tutta intera.

«Davvero, siamo sicuri che hai la patente?»

«Tu che dici?» Sorrise, ambiguo.

«Che se ce l’hai, allora ti ha fatto l’esame un pazzo!» Lui scoppiò a ridere, ancora. Lei era sempre più irritata…che razza di situazione!

«Oh, ma io ce l’ho e come!» Disse, sempre ridendo.

«Buon per te!» Non era sicura che stessero ancora parlando della stessa cosa. Che razza d’individuo le era capitato? Ogni tanto sbirciava le strade, per cercare di orientarsi…non si fidava molto, e si dava della sciocca per aver accettato il passaggio.

«Non ti preoccupare, conosco la strada.»

«Eh?»

«Rilassati! Sembri una corda di violino!» Rabbrividì. Ma come diavolo si permetteva?

«Senti, un po’ so tutto io…»

«Lo so, lo so è colpa della mia guida, sportiva. Ma chi frequenti di solito, dei rammolliti?»

«Cafone!»

«Hai già detto anche questo.»Sorrise. Ma come cavolo faceva? Restava sempre imperturbabile. Lei invece aveva i nervi a fior di pelle…se pensava a quello, che era accaduto la mattina, poi…no. A quello avrebbe pensato dopo. Ora doveva pensare ad uscire dal guaio presente.

La macchina, si fermò inchiodando.

«Come vedi, sei ancora tutta intera. Va bene, se ti lascio qui?» Erano davanti al bar.

«Siamo già arrivati?»

«Conosco una scorciatoia.»

«Sì, che per poco, non ci portava in paradiso!»

«Prima, o poi ti ci conduco per davvero!» Rise, uno sguardo malizioso negli occhi. Lo guardò disorientata.

«D..Dove!?!»

«In paradiso!» Un largo sorriso, gli increspava le labbra.

«Tu sei pazzo!» Cercò di aprire la portiera, voleva lasciare l’auto, a razzo. Ma lui la bloccò.

«Forse…ma non merito, almeno una ricompensa, per averti riaccompagnata, sana e salva?» Lei si girò a guardarlo, spaventata, lui era vicino, fin troppo vicino.

«Una ricompensa!?» Lui rise, attirandola a sé.

«Smettila di fare domande sciocche!» Si chinò a baciarla. Un bacio, che la stordì e la fece, sciogliere, come non le era mai capitato prima, in tutta la sua vita, forse perché…quando la lasciò schizzò via dall’abitacolo, senza voltarsi indietro.

Se ne stava rigida, sdraiata sul letto, a guardar su il soffitto, nella sua camera, bianca e rosa. Ma non vedeva nulla di quello che la circondava. Assolutamente nulla. Nella sua testa, le si affollavano immagini, su immagini, e le sembrava di impazzire. Che razza di giornata che era stata quella! Assolutamente un inferno, da dimenticare, eppure non l’avrebbe dimenticata tanto facilmente, anzi, aveva il sospetto che l’avrebbe tormentata a lungo.

A scuola, quella mattina, non solo, era andato tutto male, ma aveva fatto anche la figura della stupida…se ripensava a quello che era successo, si sentiva colma di rabbia e vergogna. Si era presa una cotta, per un ragazzo che frequentava la sua scuola, ma lui non lo sapeva, lei era troppo timida, per avvicinarlo, e così si accontentava di amarlo, a distanza…e ad essere sinceri, le stava bene anche così, almeno, evitava brutte figure…già ma non aveva fatto i conti con la sua compagna di banco. Scosse la testa. Nell’intervallo, troppo scossa per i brutti, risultati dei test, aveva lasciato il suo diario, incustodito. Una leggerezza, che in altre occasioni, non avrebbe commesso, ma che senso aveva giustificarsi, dal momento che era accaduto? Certo, se la sua compagna, fosse stata un’altra, ma non lo era. Così non si era limitata, a sbirciare, tra le sue cose, ma quando, aveva scoperto, chi era il ragazzo, che amava, si era presa il disturbo di avvisarlo. Il problema, stava in quello che era accaduto, poi. Il ragazzo in questione, si era messo a ridere, e dire di lei, certe cose, che se ci ripensava le si drizzavano i capelli in testa. Tornata, da scuola, era così avvilita, e di pessimo umore, che aveva finito per litigare, con i suoi, e così, nel tentativo, di riprendersi, e fuggire da tutto, aveva passato il pomeriggio, a casa della sua migliore amica. Così aveva fatto tardi, e confusa aveva smarrito la strada, e come ciliegina, sulla torta, aveva dato il suo primo bacio. A chi neanche lo sapeva! Cielo, come le scoppiava la testa! Era così, stanca che non riusciva neanche a dormire. Si girò su di un fianco, e chiuse gli occhi. Ciò nonostante le lacrime le rigarono le guance.

Fine prima parte.