UN SALTO NEL BUIO

UN SALTO NEL BUIO

La stanza era al buio, totalmente, non un filo di luce filtrava dalla finestra, non una luce accesa. Era una sua abitudine, la ricerca di una pace profonda, di un momento suo, ma anche un'esigenza, che gli veniva da dentro. L'esigenza, di avere uno spazio, suo, una sorta di rifugio, nel quale pensare. Il buio lo aiutava, era strano, ma aveva sempre pensato che il buio fosse, la rappresentazione tangibile del foglio bianco, un vuoto da riempire d'idee, e tanto più silenzio, c'era intorno, tanto meglio era. Non quella sera. Accese la radio, lo faceva assai di rado, in verità, ma non era riuscito a resistere. Le tempie gli pulsavano, sentiva che stava per scoppiargli una forte emicrania, era tanto tempo che non accadeva più. Il suo orecchio esperto, di musicista, si mise a captare ogni singola nota, di ogni singola canzone, alcune erano mediocri, altre originali, ma così diverse dalle musiche che componeva lui, che aveva sempre composto. Chiuse gli occhi, lasciando che i suoni riempissero l'aria. Aveva voglia di comporre, era più forte di lui, l'esigenza di tradurre in musica le sue emozioni, era immensa, eppure, qualcosa lo bloccava. Aveva passato tutto il pomeriggio a correggere ed arrangiare i nuovi brani che stava componendo. Ma sentiva che mancava qualcosa, che c'era una nota stonata. Stava per raggiungere i 40 anni di carriera, un traguardo importante, e aveva milioni d'idee per festeggiare, insieme col suo pubblico, che non lo aveva mai abbandonato. Eppure, ogni idea gli sembrava mediocre, banale ed insulsa, e subito veniva soppiantata da una altra, più grandiosa, ma altrettanto inadeguata. Cosa gli stava succedendo? Non aveva mai avuto problemi, a farsi venire delle idee…che avesse perso l'entusiasmo? No. Ma più passava il tempo, più prendere la chitarra, diveniva pesante. Alla radio i brani, si susseguivano, poi un giro di note, famigliare, attrasse la sua attenzione. Era uno dei primi brani che aveva composto e un brivido gli corse lungo la schiena.

Subito alla mente gli tornarono tutte le immagini che avevano, costellato la sua carriera e il suo passato. Aveva vissuto per la sua musica e la sua chitarra. Ma ora? Più ci pensava meno riusciva ad inquadrare il suo futuro. Era giunto ad un bivio. Per lungo tempo, aveva percorso un viale a senso unico, se si voltava a guardarsi indietro, c'erano gli anni colorati della sua giovinezza, e della sua carriera, fusi in un tutt'uno, emozionante eppur confuso, gli incontri i sogni, ormai si accavallavano, senza un ordine, sempre che l'avessero mai avuto. Se invece guardava davanti a s'è vedeva due strade, una in un certo senso, la conosceva, e non sarebbe stato poi così difficile da intraprendere, aveva gli stessi colori degli anni vissuti fin lì, ma più sbiaditi, un po' com'era sbiadito il suo animo. L'altra era totalmente al buio. Un buco nero, terrificante, sì, ma ancora da scoprire. Cosa doveva fare? Correre sulla stessa strada che aveva percorso, continuare su quel sentiero conosciuto, finché poteva o fermarsi e cominciare una nuova avventura?

Fermarsi. Non si era mai fermato, forse era solo un attimo di malinconia…magari se l'avesse ignorata, avrebbe scoperto che non era cambiato nulla. Ormai il suo pezzo era giunto al termine. Ma quell'ultimo giro di note, era stato come una scossa, aveva innestato nel suo cervello, una sorta di campanello d'allarme. Doveva ignorarlo?

Quella mattina aveva il cuore in gola. Non si sentiva così da anni. E nonostante, la sua esperienza, quasi aveva paura ad affrontare la platea dei giornalisti. Molti li conosceva da anni, ed alcuni l'avevano seguito anche da fan, ma la sua scelta l'aveva presa. Cosa avrebbe dovuto aspettarsi ora, però era ancora un mistero.

Entrò, si sedette al tavolo, accanto ad alcuni membri del suo staff e si mise ad aspettare. Le domande non tardarono. E lui rispose sempre col sorriso. Parlò del suo ultimo lavoro, dell'evento che avrebbe, organizzato per i 40 anni di carriera, e si tenne sempre sul vago, fino a quando non sentì la domanda che si aspettava.

<<Cosa farà dopo i festeggiamenti?>>

<<Non lo so. Ci sono tanti forse, di sicuro poserò la chitarra, per sempre.>> Il gelo calò nella sala conferenze, riempiendola per qualche istante, poi fu sostituito da brusii e mormorii e vari commenti, alcuni sussurrati, alcuni detti a chiare lettere. Li sostenne, così come aveva sempre sostenuto, successi e delusioni, in quegli anni. In fondo non poteva aspettarsi nulla di diverso, e neanche era facile spiegare quello che provava. Non aveva perso l'entusiasmo, per la musica, e neanche si era pentito della scelta, che aveva fatto a vent'anni, ma ora sentiva, che se avesse ancora continuato a rincorrere le sue amate note, avrebbe finito per tradirsi e tradire il suo passato, aveva forze ed entusiasmo, ancora e forse più di prima, ma per una nuova avventura, per reinventarsi ed inventare quello che non aveva.

Era la scelta giusta? Forse, no, ma quel brivido d'eccitazione, che avvertiva quando pensava al domani, al futuro, gli suggeriva, che forse non era una pazzia, ma in fondo di pazzie ne aveva fatte già tante. Chiuse gli occhi, lasciando che le voci si calmassero e le domande riprendessero in modo più coerente, mentre il suo annuncio ancora aleggiava nell'aria, sospeso, come una minaccia o come una promessa, non avrebbe saputo dirlo.

<<Ne è sicuro?>> Chiese qualcuno. E chi mai poteva essere sicuro di qualcosa, nella vita? I dubbi erano lì, pronti a saltargli addosso e ad attanagliargli il cuore, ma chi non aveva mai dubbi? Nessuno. Sorrise, prima, di rispondere. Non aveva più vent'anni, ma a dosso gli era rimasta l'incoscienza di allora.

<<Sì. I miei fan, capiranno. Forse.>> Sorrise. Si congedò e uscì dalla stanza, pensando che era fatta, che sarebbe ancora salito sul palco, ma per l'ultima volta, e poi via, verso una nuova, sconosciuta avventura.