UNA LETTERA D’AMORE

Un soldato dell'esercito confederato in una notte stranamente silenziosa del dicembre del 1863, sente il bisogno di guardarsi intorno e di guardarsi dentro, mentre cerca di venire a patti con la sua anima, non può fare altro che riconoscere che il Sud sta morendo e che il mondo che aveva conosciuto sin da bambino, e in cui aveva sempre creduto, è finito e allora pensa alla sua fidanzata, lontano da tutto l'orrore che lui sta respirando, la sua donna, l'unico legame col passato che non vuole sciogliere. “perché sono venuto qui? Perché questa guerra?” si chiede e col viso della sua innamorata avanti gli occhi si mette a scrivere una lettera:

Dicembre 1863

Mia diletta,

vorrei scrivervi notizie più liete, vorrei dirvi che presto tornerò a casa e vorrei dirvi che tutto sarà come prima. Vorrei dirvi di non preoccuparvi e di stare allegra, che al mondo le guerre ci sono sempre state e che non cambiano niente. Vorrei dirvelo ma non posso. Una guerra è una guerra e non può lasciare mai nulla di immutato. Non potete immaginare, quali orrori e quali disagi sto vivendo. Non fatevi ingannare, da quello che dice la gente, lo credevo anche io. Anche io ero sicuro che avremmo vinto, che nessuno avrebbe mai sconfitto il Sud! Vi ricordate quella festa? Fu l'ultimo momento di vita del Sud. Mi ricordo che ero furioso, perché qualcuno, non so più chi, disse che non eravamo né pronti né in grado di vincere. Comprendo ora il motivo! Noi siamo stanchi, sporchi e non abbiamo più nulla, loro sono ancora in piedi, noi in ginocchio! Vorrei scrivervi del passato, ma vi farei solo del male perché il passato non può tornare, e non tornerà mai. I ricordi non servono a nulla, solo a compiangere quello che eravamo. Guardate avanti almeno voi! Io non so se tornerò, se saprò starvi vicino, non so se potrò. Andate avanti, pensate a quanto vi ho amato, pensate che siete sempre voi, ora che il Sud non esiste più, ora che quello in cui credevamo è stato sovvertito, ora non è più il tempo di pensare ai canti dei negri nelle piantagioni, o alle nostre feste, ai tramonti e allo scorrere lento del tempo, alla calma e alla quiete, non è più il tempo di ricordare chi eravamo, ora è solo il tempo di pensare a ciò che siamo e potremmo diventare, solo la nostra anima può rimanere immutata, o almeno la vostra, mia diletta. La mia, credo sia scappata già i primi giorni di guerra. Che incoscienti siamo stati! Che stolti! Davvero pensavamo di vincere? Davvero pensavamo che tutto sarebbe stato immutato? La guerra non è una partita a scacchi!. Non vi scrivo per avvilirvi, ma solo per esortarvi, per dirvi che in un modo o nell'altro la vita deve andare avanti e che vi amo, che solo il pensiero dei vostri occhi, scuri come la notte eppure scintillanti come fuochi ardenti, mi hanno tenuto in vita fino ad oggi, voi così solare, allegra, dolce e combattiva, voi siete la mia forza, e nonostante tutto questo orrore intorno a me so che la vita, è una cosa meravigliosa se ci siete voi. Dimenticate il passato, dimenticate tutto, il nostro stile di vita, com'erano le nostre giornate, le nostre feste, perché non ci sarà nulla da festeggiare, ma non dimenticate il nostro incontro, non dimenticate il nostro amore, i nostri dialoghi o i nostri non pochi scontri! Eravamo una coppia fuori dal comune! Ma eravamo una coppia felice e se il cielo mi aiuta a tornare da voi, torneremo ad esserlo. Certo dovremmo inventarci un futuro però sono sicuro che, riusciremo a risalire. Già da ora voi pensate a cosa potete fare. Pensate ad un modo di risalire, non fidatevi mai degli Yankee, ma non crogiolatevi nel ricordo della nostra superiorità, quella è finita lo sento. Manca poco, una mangiata di mesi…pensate a me al mio amore e andate avanti io cercherò di tornare, di tornare da voi, ma sappiate che se oggi muore il sud, che se anche muore il nostro mondo e che se anche, il cielo non voglia, muoio io, non potrà mai morire il nostro amore. Vi amo Ellen.

vostro Tom.

I protagonisti di questa storia, sono riusciti a risalire la china, ma hanno dovuto ricominciare dal fondo, dalle macerie di un mondo, ma sopratutto di un modo di fare di una cultura, dalla cenere di una vita che non esisteva più, spazzata via come polvere, l'orgoglio, la superbia che avevano caratterizzato la corsa alla guerra, sopratutto da parte del Sud, dovevano essere dimenticati, ricominciare non fu facile, ma la vita non lo è mai dopo una guerra.

MARIROSA