OLTRE LE OMBRE

Sedeva presso il fuoco e guardava l'uomo sprofondato nella poltrona. Sembrava distante mille miglia. Ormai era sempre così, egli era sempre d'umore tetro e il più delle volte, inavvicinabile. Sorrise mesta, che gran bell'affare era il matrimonio! Già il matrimonio, il suo era stato perfetto, la chiesa, gli addobbi, il vestito, i particolari curati sin nei più piccoli dettagli, anche lo sposo, secondogenito di un conte, che però aveva ereditato il titolo, era quanto ogni fanciulla avrebbe desiderato, affascinante e dall'aria pericolosa, con la divisa che sembrava parte di lui, tanto vi era a proprio agio. Ma con la sua più che cospicua dote, non poteva essere altrimenti pensò cinicamente. Certo anche lei ne avrebbe guadagnato, come moglie di un conte avrebbe potuto partecipare a balli e trattenimenti, offrendone lei stessa, aumentando la sua popolarità e il suo prestigio. Avrebbe potuto, se non si fosse intromessa quella stupida guerra, che l'aveva costretta ad aspettare un uomo arrogante, per il quale non provava nulla, mostrandosi preoccupata ed afflitta. Non essendo né l'una, né l'altra, era stata una sofferenza doversi adattare al giusto contegno che la morale imponeva. Aveva gioito quando il marito era tornato. Già…aveva immaginato i trattenimenti in suo onore, ma egli gliel'aveva categoricamente proibito.

Lo guardava aveva perso gran parte del suo fascino, era scuro e torvo e quasi sempre silenzioso, molto lontano dall'uomo freddo, ma brillante che l'aveva corteggiata. Lo guardò ancora, sembrava che l'uomo, che un tempo era stato uno degli scapoli più ambiti di Londra fosse sparito per sempre. Lui le lanciò un'occhiata truce e spazientito se ne andò, tirandosi dietro la porta con un tonfo. Buon Dio! E cosa aveva mai fatto ora? Possibile che non ci fosse nulla di quel che faceva che riuscisse gradito al marito? E rabbrividì.

Più tardi quella stessa sera, non vide il marito a cena, fu un valletto ad informarla, che egli era uscito. Uscito! Scosse la testa, ma cosa aveva fatto, per meritarsi anche quell'affronto?

Scosse ancora la testa con mestizia, rimpiangendo il suo amaro destino.

Aveva vagato a lungo per quelle vie, che di giorno erano piene di carrozze e frequentate da tutto il bel mondo inglese, fino a raggiungere Hyde Parke ad un ora decisamente tarda. Ecco l'altra faccia della medaglia, pensò cinicamente. L'altra Londra, quella che si animava e viveva solo di notte,, quella Londra più spettrale, ma non meno frenetica di quella ben visibile di giorno. Alzò la testa a guardare il cielo, quante volte l'aveva fatto durante la guerra! Il vento gli sferzava il viso, ma non aveva voglia di rientrare. Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? A casa lo aspettava solo una moglie reticente che non faceva che causargli problemi. Se avesse potuto tornare indietro avrebbe affrontato con letizia l'idea di una prigione per debiti! Invece aveva scelto il matrimonio pensando che una moglie fosse il male minore, e si era ritrovato con affianco una scimmietta ammaestrata che non faceva altro che guardarlo e riempirgli la testa di discorsi futili, come se non avesse altro a cui pensare, per occuparsi anche di trine e merletti!

Quando rientrò era ormai l'alba.

In quei giorni cercava di tenersi il più distante possibile dal marito, il cui umore era peggiore del solito. Sembrava un leone in gabbia, lui! E che avrebbe dovuto dire lei? Era lei quella davvero intrappolata, era lei quella che aveva bisogno di conforto. Per l'ennesima volta si chiese cosa avesse mai fatto per meritarsi un uomo freddo e arrogante, che non capiva che lei aveva bisogno di mostrarsi in società, prima che la sua bellezza sfiorisse per sempre, prima di perdere ogni entusiasmo.. egli invece non faceva che darsi delle arie e chiudersi da qualche parte.

Stava per recarsi nelle sue stanze quando la luce proveniente dalla biblioteca attrasse la sua attenzione. Si avvicino piano, l'uscio era socchiuso ed egli sedeva di fronte al fuoco. Da dove si trovava poteva vederlo bene, sebbene di profilo. Era la prima volta che guardava con interesse il marito, e ne rimase agghiacciata. L'espressione di lui, vacua ed angosciata, persa nel vuoto, la portò a chiedersi cosa fosse successo a Waterloo, ma la cosa che più la colpì, fu la sua cecità nei riguardi del marito, fino a quel momento infatti, un simile pensiero l'era stato del tutto estraneo. Si concesse qualche secondo ancora e poi entrò, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.

Seguendo un impulso attraversò la stanza, col coraggio che minacciava di venirle meno, ad ogni passo.

Si inginocchiò davanti al marito, egli sembrò non vederla tanto era assorto. Chiuse un istante gli occhi. Cosa doveva fare? Si chiese, mentre d'istinto alzava una mano a sfiorargli il volto. Lui le bloccò il polso.

<<Perché siete qui?>> Le chiese con una profonda stanchezza nella voce, che le toccò il cuore.

<<Per voi.>> Sorrise o almeno ci provò.

Lui l'attirò a sé, abbracciandola e lei stette tra le braccia del marito, stupita da quel gesto delicato ed intimo. Gli sfiorò la guancia con un bacio, e lui reagì impossessandosi delle sue labbra. Era il primo vero bacio che si scambiavano, da quando egli era tornato da Waterloo. Quando le loro bocche si divisero, lei gli sorrise e gli appoggiò la testa sulla spalla. Lui la strinse più forte e restarono così, in un dolce silenzio. Lei era contenta di come stavano andando le cose, quella sera, abbracciata al marito, lì vicino al fuoco, si sentiva al sicuro. Lui di tanto in tanto le cercava le labbra, appariva più sereno e meno distante rispetto a poco prima e ai giorni passati. Era bello restare vicini e vicini non erano solo i loro corpi ma anche le loro anime.

Ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.

Marirosa