L’AMORE ALL’IMPROVVISO-Terza Parte

L’AMORE ALL’IMPROVVISO-TERZA PARTE

Ormai, era arrivata anche l’ultima ora di lezione, ma la sua testa, era decisamente altrove. Non ne poteva più, dei bisbigli alle sue spalle, delle risatine…perfino alcuni prof, si erano messi a far battute…e poi…poi c’era Cris. Il modo in cui compariva e spariva, dalla sua vita, il modo in cui la baciava…il primo bacio l’aveva stordita, il secondo l’aveva devastata. Eppure, la sera prima non si era fatto più sentire. Aveva solo ricevuto un messaggino,a mezza notte, con su scritto “sognami”. L’arroganza di quel ragazzo era leggendaria…ma, era davvero così? Cosa c’era dietro l’apparenza…se pensava al modo in cui l’aveva abbracciata, nel suo appartamento, le venivano mille dubbi. Ma sapeva che non doveva pensarci, che in fin dei conti, aveva altri problemi, e Cris, non faceva per lei…era cinico, duro, ma anche bellissimo. Questo non lo poteva negare. La campanella, la riscosse dai pensieri. Era ora di andare. All’uscita, si sarebbe vista con Cat…a lei non aveva detto di lui…e che le avrebbe mai potuto dire? Tanto, probabilmente, non l’avrebbe neanche più rivisto…certo aveva il numero…poteva chiamarlo, ma per dirgli cosa? Scosse la testa, raccolse la sua cartella, buttandosela su una spalla, e si avviò al cancello. Cat, ancora, non c’era…forse si era attardata, ogni tanto faceva così…si avviò verso la fermata dell’autobus, tanto l’avrebbe vista lì…

«Se continui a portare lo zaino in quel modo, ti fai del male.» Si bloccò all’istante. Cris, se ne stava appoggiato, alla macchina, con l’aria più tranquilla del mondo. Le si avvicinò, sorridendo.

«Dà, qua, ci penso io.» Le tolse, la cartella e la caricò in macchina. Poi, la baciò lievemente sulle labbra. Come si permetteva tanta familiarità? E davanti a tutti, poi?

«Che ci fai qui…»

«Sono passato a prenderti. Forza, niente autobus, oggi. Sali in macchina.» Laura, salì. Proprio nel momento in cui arrivava Cat. Fece a tempo appena, a salutarla, e a dirle che la chiamava dopo, che Cris partì sgommando.

«Ma dico, prima o poi ci ammazziamo! Se vuoi suicidarti, prego fa pure, ma non con me!»

«Esagerata…com’è andata oggi?»

«Male…ho fatto scena muta a un’interrogazione…»

«Hai studiato poco.»

«Questo non è vero! Ero preparatissima! Tanto che sono andata volontaria…»

«E allora? »

«Non li sopporto più…mi stanno rendendo la vita un inferno. Professori compresi. Non mi hai più chiamata.»

«No. Ho fatto tardi. Hai letto il mio sms?»

«Sì…>

«Ok…mi dici, che c’hanno contro di te i professori?»

«Per loro…be’ è divertente, quello che mi è successo.»

«Bei tipi. Domani, ti accompagno a scuola. Ma non so, se riesco a venire all’uscita.»

«Scusa, ma tu non studi?»

«Sì, certo. Quinto anno. Ma ho altri orari.»

«Capisco…come diamine facevi a sapere che di solito prendo l’autobus?»

«Io so tutto…comunque, era prevedibile, la tua scuola, non è proprio vicino a casa tua…come mai l’hai scelta?»

«È vicina a quella di Cat.»

«E chi sarebbe Cat?»

«La ragazza di prima….»

«Capito. È molto carina.» La rabbia le salì al volto. Sapeva che la sua amica, era bella, e fino a quel momento non era mai stato un problema, ma che lo pensasse anche Cris…ma tanto lui non significava niente per lei. Niente!

«Laura…di colpo, sei partita per un altro pianeta. Non mi piacciono questi silenzi.»

«Ho i miei pensieri…»

«Bene. Come vuoi. Se pensi a quel cretino…»

«Riflettevo su quello che hai detto di Cat.»

«Senti, Laura, non attaccarti alle parole. Ti sto dietro. Questo è un fatto. Ma non sono diventato cieco, per cui piantala.» Lei si girò a guardarlo, ma non ebbe il coraggio di dire nulla…tanto finivano sempre a litigare…

«Cris…Perché sei venuto…» Chiese dopo un po’.

«Che domanda sciocca! Ti ho detto che mi piaci…»

«Veramente…insomma…se mi chiamavi era meno impiccio per te no?» Lui frenò.

«Ascolta, una volta per tutte, ho i miei orari, la mia vita. Se ti sto dietro, è una mia scelta. Non me l’hai chiesto tu. Comunque so quel che faccio. E se sono venuto, è perché volevo farlo. Punto. Se non ti sta bene, chiudiamola qui, ora.» Laura impallidì…non voleva chiuderla così…

«A me sta benissimo. Sono contenta, che sei venuto…» Lui rimise in moto

«Bene. Ora è meglio se ti riaccompagno. I tuoi sanno quello che ti sta succedendo?»

«No. Solo dei brutti voti…abbiamo anche litigato.»

«Ok. Non sarò io a dirti, cosa devi fare. Una cosa, però te la dico. Se ti fai condizionare dagli altri, la colpa è tua.»

«Come puoi essere così cinico?»

«Non lo sono. So che hai le capacità per farcela. Ma devi volerlo.»

«Dici?»

«Sì. Senti siamo arrivati, io ti lascio qui, se riesco ti chiamo dopo. Ok?»

«Ok…» Lui l’attirò a sé e la baciò un bacio veloce, affettuoso. Lei sorrise e scese dall’auto.

Cercava, di concentrarsi sullo studio. Forse Cris, non aveva tutti i torti…se voleva poteva recuperare…in fondo cosa le importava quello che dicevano…certo, ci stava da cani, e faceva un male terribile, ma ora c’era Cris. Il telefono squillò. Prese il cellulare al volo, ma purtroppo non era lui, ma Cat.

«Cat! Scusa, ti avrei chiamata tra un po’…stavo finendo matematica…»

«Ah, non volevo disturbarti…mi dici chi è quel fico che ti aspettava fuori da scuola?»

«Cris…è un amico…»Cat, emise un fischio.

«E da dove salta fuori, quest’amico?»

«Veramente è lungo da spiegare..ma davvero ti sembra bello?»

«Bello? Ma se è da paura! Ancora non capisco cosa ci trovi in Enzo…»

«Lorenzo è un bel ragazzo…ma hai ragione su Cris.» in quel momento però stava provando una strana fitta di gelosia. Sapeva di potersi fidare della sua amica, ma non voleva parlare con lei di Cris.

«Certo che ho ragione…e poi che macchina…non mi hai detto, poi come hai risolto col cell. Chi era il tipo che l’ha trovato?» Cosa doveva dirle?

«Niente…sono andata lì…lui aveva avvisato il portiere…»

«Ah, quindi non l’hai incontrato.» L’ha detto lei, non io, che male c’è ad assecondarla? Pensò.

«Sì. Proprio così.»

«Peccato! Se era bello come Cris, me lo potevi presentare.» Infatti è lui. Si sentiva un verme.

«Già…ma magari, è orrendo! Ora è meglio se torno a studiare…vorrei provare a recuperare.»

«Non essere severa con te stessa..è un periodaccio.» Era vero…ma se si lasciava andare…

«No. Devo farcela, non sono una povera idiota.»

«Questo lo so…ma è normale, avere fasi no…»

«Be’ vederemo, io non starò certo qui ad aspettare…»

«Non ti capisco.»

«Mi capisco io. Senti, ti chiamo appena, ho finito, oppure stasera sul tardi. A dopo.»

«A dopo.» Cat, riagganciò un po’ preoccupata, cosa le prendeva all’amica?

Laura si rimise sui libri. Voleva dimostrare di potercela fare, a sé stessa, ma anche a Cris. Voleva ritrovare un po’ di pace, e soprattutto andare avanti. Quella mattina si era sentita umiliata. E lui aveva ragione, era stata colpa sua. Trasse un respiro e cominciò a studiare. Poteva farcela, anzi doveva. Doveva dimostrare, che non era accaduto niente. La giudicavano una povera idiota? Problemi, loro. Non lo era, non lo era mai stata…e non lo sarebbe divenuta per loro..certo che Lorenzo ci era andato giù pesante…ma non doveva pensarci…non ora…tornò a concentrarsi sui compiti, ecco una cosa, che valeva, lo studio e non lo avrebbe scordato, per un insieme di cretini, e non importava quanto ci soffrisse in quel momento.

Era sui libri da un po’, e cominciava a riprendere il suo ritmo, lo studio la stava distraendo, e questo le faceva bene. Doveva pensare all’obbiettivo…Cat aveva ragione, tutti prima o poi, avevano una fase,no, ma lei non si sarebbe lasciata abbattere. Per un attimo, l’immagine di Cris le balenò davanti agli occhi…ma la scacciò. Non avrebbe permesso neanche a lui di distrarla.

Studiava ormai de tre ore, ed era stanca morta, ma aveva finito tutto, le mancava solo un po’ di ripasso, perché voleva porre rimedio, alla figura orribile di quella mattina. Un messaggino, la distrasse. Chi poteva essere? Lo aprì, era un immagine. Una rosa. Il testo che l’accompagnava diceva: “Un nuovo sfondo, per il tuo telefono. Era ora di cambiare. Ti chiamo tra un po’. Cris.” Tipico di lui…pensò con un sorriso, quando decideva di non pensarci, ecco che lui, faceva in modo che non lo dimenticasse. Mise il nuovo sfondo, aveva ragione lui. Era il momento di voltare pagina, anche se non era facile. Sperò solo che lui l’avrebbe chiamata, quella volta. Non avrebbe sopportato un altro messaggino, stupido…tornò a mettersi sui libri. Tanto valeva, impiegare il tempo studiando, senza restare inutilmente in attesa.

Quando rimise i libri a posto, erano le dieci passate. E lui non aveva chiamato. Chiuse lo zaino, e si preparò per andare a letto. Era stanca, e anche un po’ triste, ma non avrebbe mai ammesso che la sua tristezza era dovuta al fatto che Cris, non le avesse telefonato. Si addormentò piangendo, dimenticandosi il cell acceso.

Il suono del telefono, la ridestò bruscamente. Guardò l’ora, le dodici passate. Chi poteva mai essere?

«Pronto?» Rispose piano.

«Stavi dormendo?» Era Cris.

«Cris…io…più o meno.» Perché aveva aspettato tanto?

«Scusa. Ti lascio subito. Ho fatto più tardi del previsto. Buona notte.» Lei era ancora incredula, ma non voleva chiudere la chiamata così.

«Ecco…ora sono sveglia. Non chiudere.»

«Come hai passato il pomeriggio?»

«Studiando. E tu?»

«Più o meno lo stesso…»

«Volevi dirmi qualcosa?»

«Niente d’importante. Volevo solo sentirti…dai torna a dormire…»

«Pensavo che ti fossi scordato di chiamarmi…» Cielo perché l’aveva detto? Si odiò.

«No. Non l’ho dimenticato. Ma non ho potuto prima.» La sua voce era calda e profonda.

«Per caso sei fidanzato?» Diamine, perché gliel’aveva chiesto? Forse perché era gelosa, le suggerì una fastidiosa vocina.

«Cielo no! Come ti viene in mente una cosa simile? Non c’è nessuno d’importante e fisso nella mia vita.» Ma qualcuno di non importante e di passaggio? Non poté fare a meno di chiedersi.

«Scusa…è che sei così misterioso…»

«Lascia stare. Dimmi un po’ saresti gelosa, se ci fosse qualcuno?»

«Non saprei…e poi hai detto che non c’è nessuno…» Lui rise. La trovava odiosa, eppure cominciava a piacerle, la sua risata.

«No. Non c’è. Dimmi, è successo qualcos’altro, quel cretino, si è fatto sentire?»

«Non controllo più la chat della scuola…non riuscirei a sopportarlo…»

«Ci stati tanto male?»

«Mi ha, anzi mi hanno ferita…ci sto da cani.»

«Non avrei dovuto sollevare l’argomento. Scusami.»

«Hai cambiato tono…»

«Laura, ascolta, non ne vale la pena, starci così male.»

«Lo, so. Ma…non riesco ad impedirlo…però ho seguito il tuo consiglio. Voglio ignorarli.»

«Brava. Scelta giusta. Se fossi lì ti darei un bacio.» Anche se era sciocco, arrossì.

«D..Dove sei adesso?» Lui scoppiò ancora a ridere, per il suo maldestro tentativo di cambiare discorso.

«Nella mia stanza a casa…»

«La tua casa, mi è sembrata molto grande…Siete in tanti in famiglia?»

«Io lì ci vivo solo.» Lei rimase di stucco.

«Cosa? Solo? E i tuoi?»

«I miei, vivono con mia sorella minore, nello stesso palazzo, ma al primo piano. Mio fratello all’ultimo. Contenta, ora?»

«Scusa…è…che…non mi aspettavo vivessi solo…»

«Come ti ho detto, non è proprio così…diciamo che sono semi indipendente. Almeno così, ho i miei orari, e non scoccio nessuno.»

«Be’ deve essere bello…» Disse. A lei sarebbe piaciuto vivere da sola? Non si era mai posta il problema, e non sapeva cosa rispondersi.

«Sì in fondo lo è. Più che altro è pratico. Dimmi, un po’ ora che sai la verità non metterai più piede nel mio appartamento, vero?» Cosa doveva rispondergli?

«Sai, vorrei darti una risposta simpatica…ma non ne sono capace.»

«Sai essere disarmante. Senti, è ora di dormire. Domani passo a prenderti, ok?»

«Cris…passi davvero? Io…»

«Non ti do buca. Tranquilla. Ci vediamo, domani. Sogni d’oro.»

«Buona notte.» D’un tratto si sentiva impacciata.

«Sognami.» Disse lui, con voce bassa e profonda prima di chiudere. Laura chiuse gli occhi. Peccato che non aveva una sua foto. Guardò il nuovo sfondo del suo cellulare, sfiorando il display, poi lo spense e lo mise in carica. Si addormentò col sorriso sulle labbra pensando a lui.

Fine terza Parte.

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