L’AMORE ALL’IMPROVVISO-Quarta Parte

L’AMORE ALL’IMPROVVISO-Quarta Parte

Si svegliò prestissimo. Non vedeva l’ora di vederlo…chissà se l’avrebbe baciata ancora? Il giorno, prima, quando era andato a prenderla, l’aveva fatto in un modo dolcissimo…perché ad un tratto aveva il cuore a mille? Anche se stava solo per andare a scuola, aveva deciso, di prepararsi con maggiore cura, del solito. Aveva impiegato un’eternità solo per scegliere come vestirsi, e poi si era anche truccata. Era una cosa che faceva di rado, e mai per andare a scuola, ma in fondo non c’era nulla di male, anche altre ragazze, lo facevano…e poi il suo era un trucco leggero. Chissà se sarebbe piaciuto a Cris? Ma in fondo non l’aveva fatto per lui, quanto per se stessa. Un modo come un altro, per voltare pagina. Uscì di casa, a razzo, saltando la colazione. Era troppo agitata.

Lui, era già lì. Riconobbe subito la macchina, e si mise a correre verso di lui. Era sciocco. Ma non le importava.

«Ciao…» Lo salutò un po’ impacciata.

«Ciao! Ti sei truccata…» Allora non gli piaceva…

«Te l’ho detto voglio voltare pagina…se non ti piace, va bene. Io continuerò a farlo.» Voleva tenere il punto. Non voleva che si accorgesse di quanto fosse importante la sua opinione. Salì in macchina. Lui le accarezzò piano il viso.

«Sciocchina…non ho detto questo. Stai benissimo.»

«Davvero?» Il suo era quasi un tono di sfida.

«Sì. Mi piaci. Oggi, sei ancora più bella. Ma francamente non vi va, che te ne vai, a scuola tutta in tiro.»

«E perché? A me fa star bene.»

«Ok. Una litigata a prima mattina, vorrei evitarla, Laura.»

«Se odioso!»

«Veramente, sono geloso. Ma fa come ti pare. La vita è tua…»

«E a te non importa, vero?» Lui alzò gli occhi al cielo.

«Ascoltami bene. Non sono io quello che ti deve dire, cosa fare o non fare. Puoi sceglierlo da te. Accetterò sempre le tue scelte. Ma non puoi pretendere che mi stia bene tutto.»

«Quindi, non ti sta bene, se mi trucco!»

«Non mi sta bene, che tu lo faccia per andare, a scuola!» Sarebbero mai riusciti ad andare d’accordo…eppure quella notte.

«Se vuoi mi strucco..» Di colpo si sentiva, triste. Neanche lei voleva litigare.

«No. Oggi, sono teso. Lascia perdere, quello che ho detto. Ok?»

«Davvero sei…geloso?» Lui, sorrise.

«Come devo fare con te? Non ascolti mai! Sì sono geloso. Ma tu sei libera di fare quel che vuoi. Ok?» Lei gli sorrise di rimando.

«Ok. Mi dispiace. Non volevo litigare…»

«È tutto apposto. Fidati. Almeno abbiamo chiarito.» Reclinò la testa sul sedile.

«Stai, bene Cris?» Che sciocca! Solo ora notava quando fosse stanco. Lui si girò a guardarla. Sorridendo. Poi si riscosse e mise in moto.

«Sto bene. Grazie della premura.» Per il resto del tragitto non parlarono molto. Lei si immerse nei suoi pensieri. Aveva sperato che quella giornata fosse cominciata in modo diverso… lui era così strano, enigmatico. Ma le piaceva. Le piaceva sul serio. Aveva paura.

Cris, frenò davanti alla scuola.

«Ehi, tutto bene?»

«Sì…sì…»

«Falli neri. Oggi sei fantastica.» L’attrasse a sé e la baciò con passione. Laura si sciolse nel suo abbraccio.

«Sì. Buona giornata, Cris.» Lui le accarezzò il volto. Lei scese. La macchina come sempre partì sgommando. Era un po’ giù. Ma non si sarebbe fatta scoraggiare. A quanto pareva la vita era una sfida, e anche la storia con Cris…no che avessero una storia…su quel punto era ancora confusa. Ma non voleva rinunciare. E quella mattina avrebbe fatto vedere di che pasta era fatta. Doveva riprendersi la vita, un passo alla volta.

A scuola, era andata meglio di quel che sperava. Era riuscita a superare due interrogazioni, una delle quali, era proprio quella in cui aveva fatto scena muta, il giorno prima. Non era stato per nulla semplice, convincere il professore, a darle quella seconda opportunità, ma aveva cacciato le unghie, e l’aveva spuntata. E sapeva che il merito era di Cris. Ma lui non era andato a prenderla. Le aveva solo mandato un sms, prima della fine delle lezioni, scrivendole che non poteva passare, e che si sarebbero sentiti poi. Già…sempre così…e invece, avrebbe voluto parlargli, dirgli come era andata la giornata, avrebbe voluto passare del tempo con lui…e poi era ancora triste per quello che si erano detti. Faticava a capirlo. Scosse la testa. Il giorno dopo era domenica, e non le andava di passare il pomeriggio sui libri sprecando il sabato, quindi era andata da Caterina…in fondo potevano studiare il giorno dopo.

E ora se ne stavano tutte e due sul tappeto in camera di Cat, con la musica a tutto volume.

«Sei strana, Laura. C’entra quel Cris?» Laura non rispose subito. Perché mentire proprio a Cat?

«Sì…un po’ c’entra anche lui. Ma tu sai tutta la storia con Lorenzo, mi ha devastata.»

«Ho sempre pensato che quello fosse un cretino. Ma quel Cris…non pensavo conoscessi un tipo simile…»

«Che vuoi dire?»

«È un fico da paura…ma è così…non so…c’è qualcosa che mi spaventa…e vedendoti così…Oggi sei venuta a scuola con lui?»

« Sì. Ma sto bene. Cat, se mi vedi strana è che abbiamo quasi litigato per una stupidaggine, e ora ci sto male.»

«Per questo, oggi non è venuto a prenderti?»

«No.»

«No? Lo stai difendendo…ma state insieme?»

«Cris, mi aveva detto, ieri, che poteva accompagnarmi a scuola…ma non era sicuro di poter passare all’uscita. Non sempre i nostri orari coincidono.»

«Ah…e lo conosci da molto…questo Cris?»

«Cat…no. Non lo conosco da tanto. Sai una cosa? A me piace.»

«Ora sì che sono Tranquilla! Odio fare la parte del grillo parlante…»

«Ma Stai per fare la parte del grillo parlante, vero Cat?»

«Enzo è un idiota…e sono felice che te ne sia accorta, ma Cris, è troppo bello…troppo…non so…»

«Per una come me, vuoi dire?»

«Piantala! Tu vali! Ma uno come quello è troppo per chiunque!»

«Dici? Be’..lui…ha dei modi un po’ strani, ma…sa anche ascoltare…»

«Lo dici in un modo strano…che tipo è, uno che si impone?»

«Per nulla…ma non parliamo più di Cris, se no ripenso al mezzo litigio, e mi intristisco.»

«Come vuoi…com’è andata a scuola?»

«Meglio di come immaginavo. Certo…è stata dura, ma ho dimostrato che valgo.»

«Sono contenta per te…che dici, metto su altra musica?»

«Perché no?»

Continuarono a parlottare tra di loro, senza soffermarsi su niente di particolare, come quando erano piccole. Ogni tanto commentavano le canzoni e ridevano delle rispettive battute…ma in fondo al cuore, Laura non era felice come mostrava. Si chiedeva cosa stesse facendo Cris…e se non avesse deciso di chiudere con lei…era sciocco, lo sapeva, ma era un pensiero che le faceva male. E in quel periodo, aveva bisogno di tutto, tranne che stare male ancora. Prese il cellulare, e si mise a guardare lo sfondo….

«Che bell’immagine…Finalmente hai tolto la foto di Enzo!»

«Se penso alla fatica fatta per scattare quelle foto di nascosto…Cris le ha cancellate tutte.»

«Cosa?»

«Giovedì sera…ci siamo visti al bar…quello nuovo vicino casa, e gli ho detto della chat…lui mi ha preso il telefono e ha cancellato tutte le foto.»

«Cavolo. Quindi lui sa di questa storia…»

«Sì. Ci stavo così male…» In quel momento il cellulare squillò. Era Cris.

«Pronto?» Chiese, un po’ sorpresa, un po’ speranzosa.

«Ciao…sei a casa?»

«Veramente…no…»

«Dove sei?»

«A casa di Cat.»

«Dove si trova?»

«Perché?»

«Laura, non farmi arrabbiare. Voglio vederti. Se è un problema, dimmelo.»

«No…no…scusami non avevo capito, che forse ci saremmo visti. Hai presente il quartiere vecchio?»

«Sì. A che altezza?»

«Hai presente l’edicola?»

«Sì. Dieci minuti e sono lì. Comincia a prepararti, ma non azzardarti a scendere, finché non arrivo. Capito?»

«Sì…ma…»

«Niente ma, Laura, intesi?»

«Sì» Chiuse il telefono. Era arrabbiatissima! Certe volte lui era odioso!

«Cosa è successo?»

«Niente, Cris sta venendo a prendermi…»

«Cosa? E perché?»

«Vuole vedermi…mi ha intimato di aspettarlo, qui finché non arriva…senti…mi daresti una mano?»

«Che vuoi fare?»

«Non voglio che mi veda, così…sono gli stessi vestiti di stamattina…»

«Umm..vediamo che si può fare…quanto tempo abbiamo?»

«10 minuti…» Cat soffocò ridendo una mezza imprecazione, e tutte e due si precipitarono all’armadio.

Cat aveva appena fatto a tempo, ad aiutarla con la gonna…che lui, le mandò un sms, con scritto “scendi”. Sorrise all’amica, promettendole che l’avrebbe chiamata, e corse via. Si sentiva un po’ a disagio…e forse non aveva avuto una grande idea…

«Dimmi che non sei venuta, fin qui vestita a quel modo.» Lei salì in macchina. Aveva sbagliato.

«In realtà no…mi sono cambiata, perché sapevo che venivi.» Lui scoppiò a ridere, e si rilassò contro lo schienale.

«Meno male. Per poco non mi veniva un colpo.»

«E questo che cavolo vuol dire?»

«Quello che ho detto. Prima, cosa, sei favolosa…»

«Davvero?»

«Stupidina…mi piaci tantissimo…ma questa è una brutta zona. Non dovresti girare, per queste strade come se niente fosse»

«Per questo, eri arrabbiato?»

«Preoccupato, Laura. Ero preoccupato e geloso. Come è andata a scuola?»

«È stato difficile. Ma ne sono uscita viva….e tu? Come è andata la tua giornata?»

«Bene. Ce ne sono state di migliori, ma non mi lamento. Hai fame?»

«Oh…non mi ero accorta che è quasi ora di cena.»

«Va bene. Devi tornare a casa, o puoi restare con me?» I suoi sapevano che era da Cat…e non era la prima volta, che si attardava per stare con l’amica. Certo, se avessero saputo che era con Cris, non sarebbero stati così tolleranti…

«Posso restare…lasciami solo avvisare Cat.»

«Perché?»

«È meglio che i miei pensino, che sto da lei…»

«Ok…avvisala. »

«Odio mentire…ma ultimamente sono successe troppe cose…»

«Non ti ho detto niente.» Lei sorrise.

«Lo so. Ma vorrei che capissi che tipo sono…» Intanto aveva cominciato a scrivere a Cat.

«Lo, so che tipo sei, Laura, per questo mi piaci.»

«Cris…sono contenta, che tu sia venuto a prendermi.»

«Lo sono anch’io…ti va di cenare con me?»

«Sì.»

«Perfetto. Conosco il posto adatto.»

«Dove?»

«Sorpresa…e non fare quella faccia! Fidati!»

«Se proprio devo…» Lui scoppiò a ridere. Laura, era disorientata. Lui restava un mistero, ma quando erano insieme, si sentiva felice.

«Ehi, dove te ne stai andando? Sembri altrove…»

«Cris…pensavo, si che sono contenta, di aver incontrato te…l’altra sera.»

«Sì. Sei stata fortunata. Senti un po’ Laura, mi prometti che non farai più una cosa così stupida come tornare, da casa della tua amica, da sola, di sera?»

«Sì. Come mai eri lì?»

«Da quelle parti abita una mia amica.» Lei sgranò gli occhi. E il cuore le mancò un battito.

«Un’amica?»

«Sì. Magari prima o poi te la presento…sono sicuro che andreste d’accordo. Cam, è una ragazza deliziosa.»

«Cam?» Che nome stupido. E chi la voleva conoscere, questa? Pensò.

«Sta per Camilla…cosa ti frulla in quella testolina? Ti ho già detto che non sto con nessuno.»Neanche con me…

«Sì. Lo so.»Cosa altro poteva dire?

«Laura…per favore, non trarre conclusioni affrettate. Camilla, la conosco quasi da sempre, e non mi è mai interessata, in quel senso. Ok?»

«Ok. Cris…non mi hai detto cosa studi» Lui sorrise, e allungò una mano per sfiorarle il viso.

«Sei, un amore. Grazie per esserti fidata.» Laura arrossì. Non si aspettava un commento simile…e un po’ le faceva piacere. Cris aveva capito, che aveva cercato di non litigare.

«Sai…dopo tutto credo di essere un po’ gelosa…ma solo un po’» Lui accostò la macchina. Poi si girò a baciarla. Un bacio lungo, e intenso, che le tolse il fiato.

Il posto scelto da Cris, si rivelò essere un grazioso ristorante, molto rinomato per la cucina raffinata, e l’atmosfera riservata. Laura non si aspettava nulla del genere. Era senza parole. Un cameriere, gli si fece incontro, rivolgendosi ossequioso, a Cris e riferendogli che il tavolo di famiglia, era pronto. Lui, ringraziò e la scortò ad un tavolo d’angolo, accanto alla finestra, da dove si godeva una bella vista della città. C’erano addirittura le candele. E Cris, era bellissimo. Le scostò anche la sedia…certo che quando voleva ci sapeva proprio fare. E lei era felice.

«Grazie…è un posto fantastico!» Arrossì.

«Non te lo aspettavi, vero?» Lui la guardava intensamente. I capelli arruffati come al solito, e la camicia, rossa, un po’ aperta sul petto, i jeans scuri. Era decisamente bello. Tanto da togliere il fiato, ma ce lo vedeva poco in quell’ambiente, se non fosse stato per i suoi modi.

«In realtà ti facevo più un tipo da discoteca…» Gli disse, un po’ impacciata.

«Forse lo sono…e dimmi, a te piace andare in discoteca?» Mai stata prima…anche se con lui sarebbe andata in capo al mondo, ma questo non poteva dirlo.

«Non saprei…» Lui rise.

«Non dirmi che non ci sei mai stata!»

«In realtà no….» Era diventata rossa, come un peperone. Lui rise ancora.

«Allora, ti ci dovrò portare!»

In quel momento arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni. Cris, ordinò anche per lei, ma in fondo non le diede fastidio, lui conosceva il posto molto meglio di lei.

Il cibo, era buono e la compagnia ottima, era bello parlare con lui. Cris era un tipo imprevedibile, ma sapeva anche essere molto attento, e gentile. E anche se era assurdo, con lui si sentiva al sicuro, ed era davvero felice. E poi ancora non avevano litigato…e questo rendeva la serata davvero speciale.

«Ogni tanto mi sfuggi…dove sei Laura?»

«Non mi hai più detto dove studi…cercavo d’indovinare.» Lui sorrise e si rilassò contro la sedia.

«Hai presente l’istituto Dorti?»

«La scuola privata? Quella, che ha più indirizzi…» Lui rise.

«L’unica. Comunque studio, lì. Era prevedibile, no?» Un istituto per ricchi…già doveva aspettarselo…

«E ti trovi bene?»

«È una scuola come tante…ma ci sono anche ragazzi in gamba.» Lei abbassò gli occhi sul cibo, e non fece commenti. In quel momento aveva tutta la scuola contro.

«Dimmi, dopo cena, cosa vorresti fare? Ti andrebbe, di andare a ballare?» Lei lo guardò, aveva addolcito il sorriso, e la guardava attentamente, come se avesse capito che aveva bisogno di parlare d’altro.

«Be’..non so…ma sì, perché no?» Lui le sorrise.

«Deciso allora. Vuoi del dolce?» Lei annuì.

Continuarono a parlare, con tranquilla intimità, mangiando con calma. Gli occhi di Cris, erano profondi e intensi, e i suoi modi, così raffinati, contrastavano col su aspetto da duro, rendendolo davvero affascinante e pericoloso. Forse, Cat aveva ragione, un tipo così, era troppo per chiunque, soprattutto se considerava, quanto sapeva essere misterioso. Eppure, le piaceva sempre di più. Forse era una sciocca, ma il cuore le batteva forte, come non le era accaduto mai per nessuno…nemmeno per Lorenzo. E più guardava Cris, e più si convinceva che valesse, molto ma molto di più.

«Allora, Cris…dove andiamo adesso?» Lui le sorrise. Ma non fece a tempo a risponderle, che il cellulare prese a squillare con insistenza. Le fece segno di aspettare.

«Pronto, Cam? Dimmi tutto.» Lo sentì rispondere. Cam. Ancora lei, pensò. «Maledizione! Ok…sì…arrivo subito.» Laura si sentì morire. Lui le sorrideva ancora, ma sembrava più distratto, lontano. Che diavolo era successo?

«Ti accompagno. A ballare ci andremo un’altra volta.» Le disse, breve. Intanto lo vide fare cenno al cameriere e pagare il conto.

Perché quella Cam, aveva chiamato? Che diamine voleva? E lui la lasciava per correre da quella? Era furente di rabbia ma non voleva darlo a vedere.

Il tratto fino alla macchina, lo passarono in silenzio. Solo, quando salirono e lui mise in moto, ebbe il coraggio di guardarlo. Sembrava molto serio, quasi teso. E distante, terribilmente distante.

«Cris..ma…» Provò a chiedergli.

«Mi dispiace. Se posso, ti chiamo dopo. Altrimenti ci sentiamo domani. Va bene?»

«Tanto, anche se non va bene, che senso ha dirtelo?»

«Laura, ti prego, sii ragionevole. Ho dei pensieri adesso. E non ti posso spiegare.»

«Io devo essere ragionevole. Ma tu non puoi spiegare. Non puoi o non vuoi?»

«Non posso.» Batté una mano sul volante. «Come ti posso spiegare, qualcosa, se non ho capito bene, neanche io cosa è accaduto? Cam, era molto agitata….» Laura, cercò di non pensare all’ultima parte, di quello che aveva detto…ma non era per nulla facile, le si era inchiodata nel cervello. “Cam era molto agitata” e lui correva in suo soccorso…

«Va bene. Non puoi spiegarmi. Ho capito. Ma, se potevi l’avresti fatto?»

«Che domanda idiota! Certo. Senti, Laura, dopo ti chiamo. Ora, sono preoccupato anch’io.»

«Ve bene. Cris. Chiama, anche se è tardi, va bene?»

«Se è tardi, ci sentiamo domani.» Cris, sembrava irremovibile. Cosa poteva mai dirgli, per fargli cambiare idea?

«Non riuscirei a dormire comunque.»

«No?» Lui si era voltato a guardarla, perplesso.

«Ascoltami, non sono cieca. Lo vedo quando sei teso. Cris…deve essere successo qualcosa. Non farmi stare in pensiero.»

«Davvero, ti preoccupi?» Lei gli sorrise, era un po’ impacciata. Ma in fondo che male c’era a dire la verità?

«Sì. Mi preoccupo, perché non mi piace, vederti così.»

«E allora, proverò a chiamarti. Ma non ti prometto nulla, va bene?» Meglio di niente, pensò un poco amara.

«Va bene.»

Non parlarono più, fino a quando non giunsero davanti al bar. Per tutto il tragitto, Laura, si immerse nei suoi pensieri. Avrebbe voluto che Cris si fidasse di più di lei, e avrebbe voluto fargli capire, che gli era vicina…certo era anche un po’ gelosa. Ma forse non doveva preoccuparsi, lui aveva detto che gli avrebbe presentato quella ragazza. Sì ma la gelosia, non era un sentimento, razionale, no?

La macchina era ferma.

«Laura, scusami ancora. Davvero.» Lei lo guardò.

«Se non fosse importante, non mi lasceresti. Tranquillo.»

«Sei proprio un amore…vedrai che mi faccio perdonare.» Il bacio che si scambiarono fu dolcissimo.

Laura, corse subito in camera sua. La prima cosa che fece, fu chiamare Cat, per ringraziarla dell’aiuto e raccontarle della serata. Le parlò del ristorante, della cena, del modo in cui Cris, si era preoccupato, che girasse da sola, le parlò perfino di quello che avevano mangiato, ma non le disse nulla di “Cam”. Sapeva, che se ne avesse parlato, l’amica avrebbe sollevato dei dubbi, e quei dubbi le si sarebbero piantati nel cervello, finendo per avvelenarle l’anima. Ed invece, voleva parlarne con Cris. Voleva sentire la sua spiegazione, e magari provare a ragionare. In fondo sapeva che Cris aveva la sua vita, e certo non pretendeva che mollasse gli amici, di punto in bianco. Ma voleva anche far parte della sua vita, non esserne solo un contorno, un addobbo da tirare fuori all’occorrenza. Non sapeva come avesse fatto Cris, a diventare così importante per lei, in così poco tempo, ma ci era riuscito, e ora…avrebbe voluto essere con lui, e non sola, nella sua stanza, a piangere contro il cuscino. Aveva messo il cell, sul comodino, e ogni tanto lo fissava speranzosa, ma quello restava muto, e lei si sentiva, svuotata.

Ormai, era tardissimo…forse erano passate le tre e stava quasi per addormentarsi, quando il telefono prese a vibrare. Rispose subito. Aveva la voce incrinata.

«P..pronto?»

«Laura, stai bene? Hai pianto?» Sembrava preoccupato.

«Sto bene…scusa. »

«È successo qualcosa?»

«No. Ho…fatto un incubo. Ma ora sto bene, dimmi cosa è successo?»

«Un casino. Abbiamo avuto un po’ di problemi allo scantinato. Povera Cam, se l’è vista brutta. Ma ora è tutto risolto, più o meno…sono stanco. Ti spiego tutto domani.»

«Ci vediamo?» Si odiò per quella domanda.

«Laura, domani ho un po’ da fare.»

«Va bene. In fondo anch’io devo studiare…»

«Senti, non ti prometto, niente, ma nel caso, tu domani potresti uscire, magari sul tardi?»

«Forse. »

«Laura, scusa per stasera. Tu sei importante. Ma non potevo fare altrimenti. Lo capisci?»

«Sì. Certo. Comunque ci sentiamo, domani vero?»

«Certo. Quello è sicuro. Buona notte, piccola.»

«Buona notte Cris.»

«Sognami.» Laura strinse il telefono. Lui le aveva detto che era importante. E poi l’aveva chiamata piccola. Sì a volte non si capivano…ma lui, lui era meraviglioso e voleva fidarsi. Sicuramente l’indomani le avrebbe spiegato ogni cosa. Come era felice in quel momento! Lui ci teneva a lei, era chiaro, lampante. Altrimenti non le avrebbe detto quelle cose, e poi come si era preoccupato quando l’aveva sentita piangere.

Fine quarta parte

per le altre parti:

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SECONDA PARTE

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